Aurora di speranza - Milizia dell'Immacolata Zona Bagheria

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I vangeli non ci dicono niente circa la nascita e l’infanzia della Vergine santa. A questa lacuna ha cercato di ovviarvi l’amore dei fedeli, come emerge dalle pagine di uno scritto apocrifo del II secolo dal titolo: Protovangelo di Giacomo o dell’infanzia di Maria. Come appare chiaro dal titolo questo testo narra l’infanzia di Maria, dal suo concepimento alla sua divina maternità, ed è sempre da questo libro che trae origine la festa della Natività di Maria, la quale, a sua volta, ci fa riflettere sulla figura della Madre di Dio, vista come aurora di speranza. Sì, aurora di speranza la definisce l’orazione dopo la comunione della messa in suo onore «speranza e aurora di salvezza al mondo intero», perché è in virtù della sua nascita al mondo e al suo successivo sì, che Cristo si è incarnato, si è fatto uno di noi, diventando la “nostra speranza di salvezza”.
Aurora di speranza è quindi un titolo che ben si addice a Maria e che il beato card. Ildefonso Schuster, ha sintetizzato in una stupenda pagina, tra i suoi numerosi scritti, in questo modo: «Come la prima Eva fu tratta dal fianco di Adamo, tutta raggiante di vita e d’innocenza, così Maria, splendida e immacolata, uscì dal cuore del Verbo eterno, il quale, per opera dello Spirito Santo, come ci insegna la liturgia, volle lui stesso modellare quel corpo e quell’anima che dovevano un giorno servigli di tabernacolo e d’altare. Questo è dunque il significato sublime della festa della Natività della Madonna. Lei è l’aurora annunciatrice del giorno che già sorge dietro le colline eterne; è il mistico pollone che spunta dalla veneranda radice di Jesse; è il fiume nuovo che sgorga dal paradiso e s’appresta a irrigare il mondo intero, è il simbolico vello che fu disteso sul suolo arido della nostra terra per raccogliere la prodigiosa rugiada; è l’Eva novella, cioè la vita e la madre dei viventi, che in questo giorno nasce per coloro che ebbero Eva come madre del peccato e della morte» .
Maria è dunque la stella che previene il sole, perché è in virtù della sua nascita che il Cristo sole di giustizia può nascere al mondo, come ricorda l’antifona al Benedictus della Liturgia di lode, propria di questa festa: «La tua nascita, Vergine madre di Dio, ha annunziato la gioia al mondo intero: da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio: egli ha tolto la condanna e ha portato la grazia, ha vinto la  morte e ci ha donato la vita».

Questo parallelismo Cristo – Maria percorre tutta la liturgia della festa della Natività di Maria, infatti, costantemente Maria è messa in riferimento a Cristo luce; se Cristo è “il sole di giustizia”, Maria è l’aurora, la stella che previene il sole, il punto di partenza, il grembo dell’incarnazione divina. Scrive in proposito in una sua omelia Andrea di Creta: «Questo (della nascita della beata Vergine) è il giorno in cui il Creatore dell’universo ha costruito il suo tempio, oggi è il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore».
Questo lavorío di Dio, se così è possibile definirlo, nel costruire la sua dimora, il suo tempio, è bene espresso dalle letture proposte per la festa in questione. In esse emerge tutta l’attenzione e la cura posta a Dio nel compiere questa “sua opera”, sembra a dire di santa Matilde, che Dio Padre abbia messo più cura nel creare il microcosmo che è Maria, che non nel creare il mondo intero. Maria è dunque il «vertice fisso d’eterno consiglio» come la definisce Dante nella Divina Commedia.

La storia salvifica ha un proemio proprio, e questo si chiama Maria, perché è in virtù della sua natività che la storia salvifica ha potuto avere inizio, come ci ricorda la colletta della messa in onore della Natività di Maria: «Donaci, Signore, i tesori della tua misericordia e poiché la maternità della Vergine ha segnato l’inizio della nostra salvezza, la festa della sua Natività ci faccia crescere nell’unità e nella pace».
Ma perché questa storia di salvezza raggiunge il suo vertice, raggiunga il suo pieno compimento è necessario anche il nostro apporto. Allora venerare Maria come Aurora della speranza è decidere di rispondere con la propria esistenza al progetto realizzato dal Cristo suo Figlio, speranza del e per il mondo.
Padre Gino Alberto Faccioli, ISSR "Santa Maria di Monte Berico"

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